La nostra cultura si sta trasformando in modo profondo e fra qualche anno nulla sarà più come prima. La mappa dei valori Kkienn racconta il cambiamento attraverso le generazioni. 

Nella nostra percezione l’evoluzione umana vive di fasi di quiete, in cui le cose sono relativamente stabili e per stare al mondo ci è sufficiente ripetere quello che abbiamo imparato, e altre in cui la vita inizia a cambiare vorticosamente, e per seguire l’onda e non essere travolti ci viene richiesto uno sforzo maggiore, di cambiare in profondità. Fino ad un nuovo consolidamento e, forse, una nuova quiete.

Nel corso degli ultimi anni siamo entrati in una fase di accelerazione, che sta trasformando in modo profondo, radicale e irreversibile la nostra cultura. La portata dei mutamenti è tale che non è eccessivo parlare di Metamorfosi. Nel volgere di qualche anno nulla sarà più come prima, ci volteremo indietro e faremo fatica a riconoscere le nostre vite, come quando osserviamo certe fotografie ingiallite e sentiamo una vertigine, che ci segnala uno strappo, una discontinuità.

Kkienn Connecting People and Companies è una società di ricerche e consulenza che studia i modi di pensare e di vivere delle persone e aiuta le organizzazioni ad adattarsi alle trasformazioni, cambiando a loro volta.  Grazie alle analisi condotte in questi anni sul sistema di valori degli italiani siamo in grado di fare una prima lettura della Metamorfosi in atto. Cosa abbiamo scoperto lo leggiamo attraverso una mappa.

Gli assi, anzitutto:

Asse 1. Da “conservazione della vita” a “potenziamento degli individui”.
Dopo una lunga fase in cui la nostra priorità era orientata a conservare il passato e migliorare le cose che abbiamo ricevuto dalle generazioni precedenti – l’ambiente, la salute, l’italianità, le culture e le colture locali, la costituzione più bella del mondo, il codice genetico, ecc., insomma porre un limite ai mutamenti indotti dalla modernizzazione – siamo entrati in una fase in cui vogliamo anche trasformarci, non solo conservare ciò che c’è di buono ma anche “potenziarci” come persone. L’obiettivo? Essere più felici. Per farlo abbiamo iniziato a mettere in discussione alcuni dei capisaldi del nostro modo di essere, dell’eredità culturale ricevuta dalle generazioni precedenti: siamo diventati più mobili e meno stanziali, più autonomi e meno dipendenti dagli altri (famiglia, azienda, istituzioni, mass-media, marche, partiti, ecc.), più attenti alla salute e allo star bene e meno al puro godimento, più sensibili ad essere in armonia i con gli altri e meno ad arricchirci.

Asse 2. Da “io” ad “altri”.
Gli ultimi decenni sono stati dedicati ad “io” (il benessere, la carriera, ecc.). Ora inizia una fase in cui la nostra vita è più aperta agli “altri”. Ma in che senso? Non nel senso del collettivo, ovvero della realizzazione di uno stesso ideale di vita o sistema di valori, condiviso da tutti. Nel senso del connettivo, cioè di una maggiore connessione con gli altri come mezzo della nostra realizzazione individuale. Non solo nel mondo virtuale, anche in quello reale. Le agende dei nostri cellulari non sono mai state così ricche di nuovi contatti, usciamo di più a cena – le piazze e i ristoranti delle nostre città sono gremiti come mai prima – , amiamo lavorare in gruppo, se viaggiamo preferiamo sempre più andare a casa delle persone invece che restare soli in albergo.

La direzione del cambiamento sembra essere quella del “potenziamento dell’individuo” e insieme  di una maggiore apertura agli “altri”, una maggiore relazionalità.

Ecco la Mappa della Metamorfosi:

La linea evolutiva va da Sud-Ovest (Conservazione della Vita ed Io) a Nord Est (Potenziamento dell’individuo ed Altri). Potremmo quasi dire che la cifra del cambiamento in atto è quella in cui passiamo da cercare di salvare il mondo attraverso le nostre pratiche private (fare la raccolta differenziata, mangiare nelle locande con la chiocciolina ecc.) a potenziare noi stessi attraverso una maggiore socialità.

Quando guardiamo una ricetta su Youtube, partecipiamo ad un workshop, scambiamo opinioni o confidenze in una chat, andiamo in un bed&breakfast, leggiamo i feedback degli utenti, o partecipiamo ad un corso, cos’altro facciamo se non potenziarci attraverso gli altri?

I pionieri del cambiamento sono i giovani. Sono i Millennials e, ancora più. la Generazione Z, i ragazzini.  Cresciuti con la tecnologia i primi e dentro la tecnologia i secondi sanno più degli adulti usare le risorse esistenti per potenziarsi. E questo avviene anzitutto negli scambi orizzontali, con i loro pari. Ma non è solo una questione di tecnologia e di digitale. La cultura delle nuove generazioni si è costruita con l’aspirazione a conoscere il mondo, a viaggiare, a riconoscere la diversità, a coltivare le proprie passioni e vocazioni, a stare in relazione con gli altri. Questo consente loro di distanziarsi dalle generazioni precedenti e di andare oltre. Di ricercare non solo la sicurezza e il benessere materiale, ma anche, con gli altri e attraverso gli altri, la realizzazione della propria individualità.

I giovani, come nel ’68, sono i pionieri. Perché, oltre alla forza della giovinezza, anche senza essere consapevoli hanno imparato dagli errori degli adulti e anche perché devono trovare la loro strada in una società che si è presa tutto e ha lasciato loro solo le briciole.

Ma gli altri imparano velocemente. Gli innovatori di tutte le generazioni stanno cominciando ad adottare gli stessi modelli. E oggi capita di vedere le cinquantenni  che organizzano le chat di danza afro e i nonni che cominciano a pensare di voler vivere per sempre. Giovani ed Innovatori vivono già nel futuro, gli altri seguiranno.

Le imprese sono in ritardo, spesso molto in ritardo. Si attardano nei piani bassi della piramide dei bisogni di Maslow, mentre gli innovatori si arrampicano velocemente verso il vertice. Essendo culture ed apparati hanno bisogno di tempo. Si aprono quindi nuove opportunità per chi saprà interpretare più velocemente e meglio la Metamorfosi.

di Massimo Di Braccio                 

(da Mark Up  Speciale Seafood Italia 2017)